Analisi del DNA tumorale circolante per monitorare il carcinoma mammario metastatico


La gestione del carcinoma mammario metastatico richiede il monitoraggio dell’impatto del tumore per determinare la risposta al trattamento e sono necessari migliori marcatori.

I biomarcatori come l’antigene tumorale 15-3 ( CA 15-3 ) e le cellule tumorali circolanti sono stati ampiamente studiati.

Tuttavia, il DNA circolante senza cellule, portatore di alterazioni specifiche del tumore ( DNA tumorale circolante ), non è stato studiato in modo approfondito o comparato con altri biomarcatori circolanti nel tumore alla mammella.

Uno studio ha confrontato le immagini radiografiche di tumori con il saggio del DNA tumorale circolante, CA 15-3 e cellule tumorali circolanti in 30 donne con carcinoma alla mammella metastatico che stavano ricevendo terapia sistemica.

È stato utilizzato il sequenziamento mirato o dell’intero genoma per identificare alterazioni genomiche somatiche e sono stati disegnati saggi personalizzati per quantificare il DNA circolante in campioni di plasma raccolti in modo seriale.

I livelli di CA 15-3 e il numero di cellule tumorali circolanti sono stati misurati negli stessi momenti.

Il DNA tumorale circolante è stato identificato con successo in 29 delle 30 donne ( 97% ) e sono state identificate alterazioni genomiche somatiche; CA 15-3 e cellule tumorali circolanti sono stati identificati in 21 su 27 donne ( 78% ) e in 26 su 30 donne ( 87% ), rispettivamente.

I livelli di DNA tumorale circolante hanno mostrato un maggiore intervallo dinamico, e maggiore correlazione con i cambiamenti nel peso del tumore, rispetto a CA 15-3 o a cellule tumorali circolanti.

Tra le misure valutate, il DNA tumorale circolante ha fornito la misura più precoce di risposta al trattamento in 10 su 19 donne ( 53% ).

In conclusione, questa analisi ha mostrato che il DNA tumorale circolante è un biomarcatore informativo, specifico e altamente sensibile per il cancro alla mammella metastatico. ( Xagena2013 )

Dawson SJ et al, N Engl J Med 2013; 368: 1199-1209

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